la parte più "tecnica", di mestiere, necessaria per conquistare consenso e farlo perdere all'avversario.
Le idi di marzo mette chiaramente in mostra la totale freddezza di una politica fatta di uomini privi di passione. La figura del leader inteso come interprete del pensiero comune, promotore di un'idea, rappresentante di un'identità, scompare. Il suo posto viene preso da un professionista cinico e spassionato, le cui azioni vengono dettate da precise regole proceduralizzate, dove nulla viene lasciato al caso, dove si fa quanto è necessario, lecito o illecito, per raggiungere l'obiettivo prefissato, sempre rispettando i valori di fondo della parte politica di appartenenza. Non si lavora al servizio di un'idea, è l'idea che è al servizio dell'apparato.
La politica è una scienza, a una causa corrisponde un effetto, a certe frasi, certi comportamenti, corrisponde una precisa reazione del corpo elettorale o almeno alla maggior parte di esso, la platea si aspetta che l'oratore affermi alcuni principi, ne neghi altri, come una grande vela che si gonfia in funzione del vento che vi si soffia dentro. E' un grande gregge alla ricerca di un pastore, se il pastore è bravo raccoglierà intorno a sè il maggior numero di bestie e darà loro da mangiare ma non necessariamente se ne prenderà cura come un padre. E' il suo lavoro ma è solo un lavoro e il politico non è un eroe.
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