L'angoscia che riesce a comunicare oggi dev'essere nulla in confronto a quella suscitata ai tempi
della sua uscita nelle sale, in piena guerra fredda. Con la spietatezza che gli è tipica, Kubrick racconta eventi terrificanti con la consueta ironia, cosa che non diverte affatto, anzi, rende il tutto ancor più spaventoso. Quando gli uomini sul bombardiere avviano le complicate procedure per lo sgancio dell'ordigno nucleare, parte un famoso quanto buffo motivetto, uno dei tanti momenti surreali del film. L'alto ufficiale ossessionato dai comunisti e dai suoi "fluidi" è patetico però ha dato lui l'ordine di scatenare una guerra. Il presidente si dimostra apparentemente uomo deciso e corretto ma diventa ridicolo quando colloquia con l'altrettanto ridicola controparte sovietica e con lui tutti i membri del consiglio di sicurezza.
Gli unici a salvarsi dalla mattanza di Kubrick sono l'irreprensibile ufficiale inglese e il dottor Stranamore appunto, entrambi interpretati da un Peter Sellers che con la sua stravaganza è il cacio sui maccheroni di un'opera memorabile. Sono questi gli unici personaggi apparentemente in grado di analizzare la drammatica situazione, pur da punti di vista diametralmente opposti, con sufficiente raziocinio e l'immancabile comicità.
Nessuna opera di Kubrick è banale, questa, forse, pur avendo un gusto vagamente più leggero di altre, lo è meno di tutte.
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