domenica 5 gennaio 2014

INDOVINA CHI VIENE A CENA? - Stanley Kramer

Ci sono film che si riconoscono solo dalle battute, anche senza vederne le immagini. Ci sono film che se inizi a guardarne un pezzo non puoi smettere fino a che non finisce e che, se li passano in televisione e ci finisci sopra per caso, anche se l'hai già visto, anche se lo sai a memoria, resti a guardarlo un'altra volta ancora.
Indovina chi viene a cena? è un classico del cinema, per tanti motivi. Per la storia, così moderna, così reale. Per la simpatia dei personaggi, interpretati da attori consumati, nati per questo mestiere. O per le situazioni, così ben rappresentate, con un ritmo narrativo coinvolgente. Stanley Kramer ha saputo confezionare un film perfetto, in cui tutti gli elementi si uniscono in un insieme armonioso, coerente ed elegante.
Indovina chi viene a cena? propone il tema del razzismo con delicatezza ma senza edulcoranti, mettendo i vari personaggi di fronte a una situazione che li costringe a fare riflessioni e scelte che fino a quel momento li aveva coinvolti in modo solamente teorico. La governante di casa e il prete amico di famiglia ne rappresentano i due aspetti: una è la rassegnazione alla condizione dei neri, un asservimento tutelato dalle leggi, che però non sono in grado di garantire una piena auto-determinazione. L'altro è la coscienza la quale sa che il problema esiste e sprona a risolverlo, pur sapendo che questo può condurre alla rovina.
La storia mette in risalto l'assurdità di certi preconcetti, ridicolizzandoli. Quale ragionevole motivo potrà mai essere di ostacolo di fronte al desiderio di sposarsi di una giovane coppia nel momento in cui tutte le premesse per formare una famiglia felice sono evidenti? L'unica vera obiezione potrebbe essere la fretta, il poco tempo ma solo perché quello che sembra amore potrebbe poi rivelarsi una cotta passeggera. Eppure si tratta di un uomo e una donna maturi, con una propria solidità morale, dai quali è difficile aspettarsi atti irresponsabili. Anche l'aspetto economico è fuori discussione, lei figlia di una famiglia dell'alta borghesia, lui dottore affermato di fama internazionale. Nemmeno i genitori rappresentano un problema, persone ragionevoli, affettuose e desiderose di vedere realizzati i sogni dei propri figli.
Quindi, davvero, qual è l'ostacolo che si può frapporre di fronte a un percorso che sembra già avviato sotto i migliori auspici? Il pregiudizio è la bestia nera, non tanto dei protagonisti della storia, nessuno dei quali infatti ha veramente nulla contro le romantiche intenzioni dei due innamorati. Il problema sono tutti gli altri là fuori, quelli per i quali una "diversa pigmentazione" rappresenta una barriera insormontabile.
La storia ci dimostra, pur con la sua lentezza, quanto tempo fanno perdere simili laccioli all'umanità intera. Il potere detenuto nelle mani di pochi conduce inevitabilmente a un rallentamento dell'evoluzione umana, lo dimostrano, con buona pace di tutti i pessimisti, gli ultimi settant'anni di democrazia diffusa. La cosa è ben rappresentata dal personaggio interpretato da Sidney Poitier quando si chiarisce con suo padre: "Tu ti sei sempre considerato un uomo di colore. Io mi considero un uomo." Il modo cui vediamo noi stessi è il filtro attraverso il quale vediamo gli altri. Se ci reputiamo uomini liberi significa che consideriamo la libertà un bene di tutti. Se la consideriamo solamente un bene proprio, limitando quella degli altri, non significa che noi siamo liberi e gli altri no, significa che mettiamo noi stessi in una gabbia, mentale più che fisica, che ci impedirà di evolvere, di crescere e andare oltre la nostra condizione, qualunque essa sia.
                              
Anno di pubblicazione: 1967
Guarda il trailer (in lingua originale):

Guarda il discorso di Sidney Poitiers durante la cerimonia di consegna dell'Oscar alla carriera:

Nessun commento: