domenica 3 novembre 2013

FLIGHT - Robert Zemeckis

Zemeckis porta sul grande schermo il dramma dell'alcolismo e in generale della dipendenza da sostanze tossiche varie. Lo fa presentando una storia inconsueta, il cui avvio sembra prendere la piega del filone catastrofico ma che presto si concentra sul dramma del protagonista, un pilota di aerei di linea, interpretato da un monumentale Denzel Washington.
Il tema trattato è serio e, sebbene non sia una novità, fa sempre bene parlarne una volta in più. Tuttavia Zemeckis cambia un po' le prospettive ed esce dal cliché del pietismo o della condanna. Il personaggio di Denzel Washington ha i suoi problemi, ovvio, altrimenti non sarebbe un alcolizzato, eppure la narrazione non si sofferma troppo su di essi, non si cercano giustificazioni, non si emettono sentenze.
Il nostro bravo pilota si mette al comando di un jet pieno di passeggeri ubriaco e fatto di droga, cos'altro c'è da aggiungere? Eppure nonostante questo, o magari proprio per questo (Zemeckis lascia il dubbio in proposito) riesce ad evitare che l'incidente aereo, nel quale si trova coinvolto per un'avaria, si trasformi in tragedia. Qualcuno muore, certo, le cose si erano messe davvero male ma la maggior parte dei passeggeri è salva, nessun altro probabilmente ci sarebbe riuscito.
Dove vogliamo arrivare? Il nostro pilota è colpevole ma è anche un eroe? Facciamo pari e patta? E' lui stesso a trovarsi di fronte a questo dilemma, lui sa che l'aereo è precipitato perché difettoso e tuttavia uno come lui non può permettersi di prendersi la responsabilità di un centinaio di vite senza essere lucido.
Il dilemma in effetti non esiste. Egli è colpevole e su questo non ci possono essere dubbi. Ma la vera colpa, quella dalla quale nascono tutte le altre è la menzogna. Il vero reato lo si compie nel momento in cui nasce un problema che non sappiamo come affrontare e da esso ci facciamo imprigionare. Non serve a nulla fare finta di non vederlo, sostenere che è tutto sotto controllo, ignorare l'evidenza. Prima di tutto è necessario ammettere di non sapere come risolvere la situazione. Poi ci vuole l'umiltà per chiedere aiuto. Non si tratta di una resa ma di una presa di coscienza matura e coraggiosa. Prendere atto dei propri errori non è cosa facile, richiede appunto coraggio e umiltà. Ma permette anche di tornare a guardarsi allo specchio e di affrontare le prove che ci attendono con serenità e consapevolezza, pur se  dure e faticose. Perché saremo infine liberi dalla menzogna.
                              
Anno di pubblicazione: 2012
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