Più che una ricerca spirituale, sembra un bisogno di svago per ricche signore annoiate che scambiano luoghi, tradizioni e saggezza popolari, di solito frutto di sudore, fatiche e speranze, per un'attrazione turistica preparata apposta per loro.
Possibile che sia necessario andare fino a Napoli per scoprire che una buona pizza si prepara con il lavoro e la passione e non si compra al supermercato? O che per venire a patti con la propria sofferenza serve l'aiuto di un amico, senza necessariamente dover andare a strofinare i pavimenti di un tempio induista per un paio di mesi, illudendosi di avvicinarsi a gente la cui fede ha davvero radici nel dramma di una vita difficile? O che infine, per ritrovare l'equilibrio dell'anima, sarebbe sufficiente dedicare un po' più di tempo al riposo, alla contemplazione pur non disponendo di una capanna a Bali, poiché chi vive lì non è un turista che passa il suo tempo a bere cocktail sulla spiaggia ma affronta la sua semplice vita tutti i giorni, ammirando ogni mattina la bellezza di un luogo incantato e domandandosi se davvero non si tratti di un eco del paradiso?
A chi non piacerebbe prendersi un anno sabbatico andandosene a zonzo, staccando la spina e dimenticandosi di tutto e di tutti? Ma si tratterebbe di una vacanza e se si vuole entrare nell'anima di un luogo e della sua gente non è quello il modo giusto per farlo. E' logico che per uno straniero che viene a provare la buona tavola nostrana, l'Italia gli sembrerà il paradiso ma non serve uno sforzo di fantasia per intuire che non è proprio tutto rose e fiori. Probabilmente basterebbe saper apprezzare di più ciò che si possiede e riservare al resto del mondo una più semplice e gradita visita di cortesia.
Interpreti:
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