quando si ignora parte dei fatti. The next three days racconta di sospetti, presunte certezze e falsità che innescano inevitabili azioni e reazioni.
Di fronte a un dramma ci si può rassegnare oppure lo si affronta, tentando di ribaltarne le sorti, anche a costo di giocarsi tutto. E' una questione di scelte: quanto siamo disposti a rischiare pur di raggiungere il nostro obiettivo? La paura di perdere ciò che si possiede è il motivo per il quale di solito ci si arrende di fronte a una sfida. E' un atteggiamento sensato che, anche inconsciamente, adottiamo tutti i giorni. Ma il meccanismo salta quando ciò che si è perduto è più di quanto siamo disposti a tollerare. Il rischio di perdere anche il resto pur di riaverlo, per quanto grave, non è più sufficiente a farci desistere. E quando si entra in questa ottica allora si cambia punto di vista, ci si trasforma, si è disposti a diventare ciò che non si pensava di poter diventare, si scoprono energie sconosciute alle quali attingere. E' l'istinto di sopravvivenza che prende il comando e ci fa compiere atti disperati oppure perfettamente logici. In quest'ultimo caso in particolare subentra un'ulteriore variabile: l'individuo acquista il pieno controllo di sé ed esce dal controllo del sistema sociale nel quale fino a poco prima era integrato.
Storie di questo tipo ce ne sono tante e in ciascuna l'eroe assume comportamenti diversi: guerriero inarrestabile tipo Rambo, folle omicida come in Taxi Driver, oppure cinico fuggiasco come in The next three days.
Inutile quindi lamentarsi di una situazione che non ci piace. Se ci siamo ancora dentro allora significa che non è abbastanza per spingerci a lasciarla. E' solo una questione di volontà e quando si è presa una decisione o la va' o la spacca ma in entrambi i casi avremo vinto.
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