Prima di tutto c'è una storia che, a dispetto di quel che si potrebbe credere, non si limita al classico racconto di gangster sviluppato a suon di sparatorie. Qui di sparatorie non ce ne sono tante,
la trama si affida soprattutto agli eventi e alle emozioni che essi suscitano. Il padrino sembra voler essere uno studio della società mafiosa. Coppola ci spiega qual è la mentalità mafiosa, come ragionano i suoi capi, da quali principi sono animati, perché si possono fare certe cose e non altre. Il tutto senza prendere posizione ma mantenendo un'obiettività che permette allo spettatore di assimilare gli avvenimenti, elaborarli e farsene un'idea propria.
Ne Il padrino non vengono emessi giudizi, la famiglia Corleone viene raccontata dal di dentro, permettendo a chiunque di coglierne i tratti essenziali, da quelli più simpatici a quelli più grotteschi finanche a quelli più truci e barbari. Emergono paradossi spiazzanti, di gente che si fa giustizia da sé o chiede ad altri di farla per loro, non per semplice sete di sangue o di vendetta ma perché esiste un cosiddetto “codice d'onore” che deve assolutamente essere rispettato altrimenti la propria vita e quella dei propri congiunti perderà valore. Eppure quelle stesse persone sono in grado di provare sentimenti tenerissimi, di creare legami profondi con i propri congiunti.
La figura del padrino è l'essenza di questi contrasti. Come un re taumaturgo, egli dispensa favori e consigli, governa la famiglia, ne dirige gli affari, segue i figli e poi i nipoti con l'affetto di un padre premuroso e di un nonno affettuoso. Con la stessa solerzia infligge sentenze e condanne a morte quando una mancata osservanza del codice lo esige. Codice peraltro non scritto ma tramandato nel tempo con l'esperienza e la parola.
Una struttura di questo tipo arriva da lontano e sa adattarsi a una società che cambia, società che la rifiuta perché va contro le sue regole. Ciò che emerge dal racconto di Coppola non è quindi una condanna o una esaltazione della mafia in quanto istituzione bensì lo scontro fra due istituzioni diverse. La società per così dire “legale” si impone e allora la mafia, che non riesce a sopraffarla, si adatta, ne diventa un parassita e ne succhia la linfa vitale, sviluppandosi come una sorta di mondo parallelo, sommerso. Il mondo emerso sa della sua esistenza e tenta di combatterlo ma senza troppa convinzione, sembra quasi sopportarne la presenza, convivere con esso, una sorta di guerra fredda.
L'arte di Coppola si esalta con prepotenza in questo film, fin dalle splendide sequenze iniziali del matrimonio, in grado di accompagnare fin da subito lo spettatore nell'atmosfera giusta.
E ovviamente il trasporto è più facile quando gli interpreti risultano convincenti, a cominciare da Marlon Brando, in grado di trasformare un personaggio romanzesco in vera e propria icona cinematografica. Su Al Pacino è superfluo dilungarsi, sebbene in questo film sia molto giovane, presenta tutte le caratteristiche dell'attore consumato, imponendosi con una personalità che diverrà consueta negli anni a venire.
Da non tralasciare le musiche di Nino Rota, anch'esse ormai parte dell'immaginario collettivo, una cosa questa, che, a parer mio, più di ogni altra celebra come capolavoro l'opera di un qualsiasi artista.
Si può affermare senza dubbio di trovarsi al cospetto di un grande classico del cinema internazionale.
Anno di pubblicazione: 1972
Interpreti:
- Marlon Brando
- Al Pacino
- James Caan
- Richard Castellano
- Robert Duvall
- Sterling Hayden
- John Marley
- Richard Conte
- Diane Keaton
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