martedì 9 dicembre 2008

IL PADRINO Parte II - Francis Ford Coppola

Per ragioni principalmente commerciali, moltissimi registi, in seguito al successo ottenuto con un loro lavoro, si cimentano nella produzione di un seguito, nella speranza di bissare gli incassi.
La storia insegna che questa operazione riesce raramente e solo i fan più incalliti “tengono duro”,
sorbendosi anche l'immancabile terzo episodio che generalmente conclude la cosiddetta trilogia.
Nel caso del Padrino parte 2, l'intento riesce discretamente, anche se non raggiunge i livelli di altri più riusciti sequel. Il seguito proposto da Coppola riprende le fila del discorso lasciato nel primo episodio e svolge gli avvenimenti successivi, presentando allo stesso tempo un parallelo con quello che si potrebbe definire un “prequel”, ovvero la storia di don Vito Corleone ai tempi della sua giovinezza. Spetta a De Niro questa volta indossare i panni del decano della famiglia, compito non facile visto l'oscar ottenuto da Marlon Brando per lo stesso ruolo. Eppure anche il vecchio Bob (che allora era molto giovane) riesce nell'impresa. Ancora a bocca asciutta Al Pacino che pure lo meriterebbe ma che si deve accontentare delle nomination.
L'opera, come la precedente, resta un piacere per gli occhi, per la bellezza delle scene, per le performance degli attori. La trama stenta invece a decollare, afflitta da una lentezza che porta lo spettatore a stupirsi del fatto che, giunti alla fine del primo tempo, si sia ancora appunto al primo tempo. Probabilmente a salvare capra e cavoli è proprio il flashback che è invece davvero interessante, ricco di spunti e con la stessa atmosfera drammatica che già si respirava nel primo episodio. La storia “attuale” invece non aggiunge un granché a quanto già visto, si limita a seguire la storia del figlio del grande boss, Micheal Corleone, sempre più prigioniero del proprio ruolo, sempre più isolato e fautore egli stesso della distruzione della propria famiglia, bene ultimo nella concezione mafiosa che qui invece finisce col disgregarsi.
Molto interessante il personaggio della moglie Kay, interpretata da un'appassionata Diane Keaton, una figura apparentemente secondaria che si rivela invece la chiave di volta della rovina del padrino. E` lei infatti l'unica vera ribelle che tenta di liberarsi dai tentacoli del boss. Il suo dramma è quello di farlo quando ormai è troppo tardi, la sua colpa quella di aver chiuso gli occhi di fronte all'evidenza, sedotta dalle agiatezze che la vita criminale le aveva regalato, incapace di rendersi conto che la libertà era l'unico bene di cui avrebbe avuto bisogno ma che gli sarebbe stato per sempre negato. Facile immaginare che Coppola abbia voluto impersonificare in questo personaggio l'America tutta, complice degli apparentemente convenienti traffici che la mafia offriva, ma cieca di fronte alle catene che questa le avvolgeva inevitabilmente intorno.
                              

Anno di pubblicazione: 1974
Interpreti:
  1. Al Pacino
  2. Robert Duvall
  3. Diane Keaton
  4. Robert De Niro

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